ANNIBALE CARRACCI: LA BOTTEGA DEL MACELLAIO, 1582-1583, Christ Churc ad Oxford.
La macelleria di Annibale si rifà alle scene con il Sacrificio di Noè raffigurate da Michelangelo nella volta della Cappella Sistina e da Raffaello nelle Logge del Palazzo Apostolico. Opere che Annibale, pur non avendone conoscenza diretta (essendo ancora lontano il suo soggiorno a Roma), ben poteva conoscere tramite incisioni da esse tratte.
L’assonanza tra alcune figure della Macelleria di Annibale e quelle delle scene dedicate a Noè da Michelangelo e Raffaello è evidente, come per il macellaio in ginocchio, al centro della composizione, che si accinge a sgozzare un capretto, ripresa della figura raffaellesca che sta compiendo la medesima azione. Anche il macellaio, in piedi al centro, davanti al banco, ha una posizione simile a quella di Noè, dietro l’altare, nell’affresco di Michelangelo.
Annibale, nella raffigurazione dei macellai, omette ogni elemento di trivialità, o di greve comicità, non di rado riscontrabili nei dipinti di genere dedicati alla raffigurazione di mestieri umili; al contrario egli descrive con assoluta chiarezza e spregiudicata verosimiglianza – quasi documentaristica – le attività che si svolgono in una macelleria. Invero, i beccai di Annibale non hanno nulla di volgare, pur trattandosi di un mestiere all’epoca ritenuto sgradevole: anzi essi sono pieni della dignità loro conferita da un lavoro alacre e faticoso. Da vita a una rappresentazione realistica data dalla spontaneità e credibilità dei gesti dei beccai intenti nei loro compiti.
Anche sul piano compositivo la Grande macelleria ha degli importanti elementi di originalità: i bottegai all’opera sono raffigurati a figura intera – mentre molte delle composizioni di genere di analogo soggetto preferiscono la mezza figura – e sono disposti ordinatamente nell’ampio spazio della bottega (che Annibale raffigura dall’interno). Elemento che il Carracci ha mutuato dagli affreschi vaticani di Michelangelo e Raffaello cui si è ispirato anche per la disposizione degli astanti nello spazio.
Nel dipinto di Oxford, inoltre, vi è equilibrio tra i protagonisti umani della scena e le vivande (in questo caso la carne), mentre, nelle composizioni di genere pur prossime alla tela carraccesca, queste ultime tendono ad assumere un ruolo dominante: è la capacità del pittore di riprodurle con realismo e in grande varietà e quantità, l’effetto ricercato. Nella Macelleria di Annibale, diversamente, il fulcro del dipinto non è tanto la raffigurazione della merce esposta in bottega (per quanto l’opera eccella anche in questo senso), quanto piuttosto il lavoro dell’uomo.
La macelleria di Annibale si rifà alle scene con il Sacrificio di Noè raffigurate da Michelangelo nella volta della Cappella Sistina e da Raffaello nelle Logge del Palazzo Apostolico. Opere che Annibale, pur non avendone conoscenza diretta (essendo ancora lontano il suo soggiorno a Roma), ben poteva conoscere tramite incisioni da esse tratte.
L’assonanza tra alcune figure della Macelleria di Annibale e quelle delle scene dedicate a Noè da Michelangelo e Raffaello è evidente, come per il macellaio in ginocchio, al centro della composizione, che si accinge a sgozzare un capretto, ripresa della figura raffaellesca che sta compiendo la medesima azione. Anche il macellaio, in piedi al centro, davanti al banco, ha una posizione simile a quella di Noè, dietro l’altare, nell’affresco di Michelangelo.
Annibale, nella raffigurazione dei macellai, omette ogni elemento di trivialità, o di greve comicità, non di rado riscontrabili nei dipinti di genere dedicati alla raffigurazione di mestieri umili; al contrario egli descrive con assoluta chiarezza e spregiudicata verosimiglianza – quasi documentaristica – le attività che si svolgono in una macelleria. Invero, i beccai di Annibale non hanno nulla di volgare, pur trattandosi di un mestiere all’epoca ritenuto sgradevole: anzi essi sono pieni della dignità loro conferita da un lavoro alacre e faticoso. Da vita a una rappresentazione realistica data dalla spontaneità e credibilità dei gesti dei beccai intenti nei loro compiti.
Anche sul piano compositivo la Grande macelleria ha degli importanti elementi di originalità: i bottegai all’opera sono raffigurati a figura intera – mentre molte delle composizioni di genere di analogo soggetto preferiscono la mezza figura – e sono disposti ordinatamente nell’ampio spazio della bottega (che Annibale raffigura dall’interno). Elemento che il Carracci ha mutuato dagli affreschi vaticani di Michelangelo e Raffaello cui si è ispirato anche per la disposizione degli astanti nello spazio.
Nel dipinto di Oxford, inoltre, vi è equilibrio tra i protagonisti umani della scena e le vivande (in questo caso la carne), mentre, nelle composizioni di genere pur prossime alla tela carraccesca, queste ultime tendono ad assumere un ruolo dominante: è la capacità del pittore di riprodurle con realismo e in grande varietà e quantità, l’effetto ricercato. Nella Macelleria di Annibale, diversamente, il fulcro del dipinto non è tanto la raffigurazione della merce esposta in bottega (per quanto l’opera eccella anche in questo senso), quanto piuttosto il lavoro dell’uomo.
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