giovedì 11 settembre 2014

ARTEMISIA GENTILESCHI

Artemisia Gentileschi è una delle poche protagoniste femminili della Storia dell'arte europea che meglio incarna la figura di discepola di CARAVAGGIO.

Artemisia Gentileschi, che ebbe modo di fare fruttare il suo talento, è stata una delle poche donne "sfuggite" tra le maglie del rigidissimo sistema sociale che vedeva le donne escluse dalla pittura.

Nata nel 1583, l'8 luglio, a ROMA, comincia a lavorare fin da piccola con il padre ORAZIO, anche lui fedele seguace della scuola CARAVAGGESCA.

Artemisia mostrò ben presto un talento precoce, che venne nutrito dallo stimolante ambiente romano  e dal fermento artistico che gravitava intorno alla sua casa, frequentata assiduamente da altri pittori, amici e colleghi del padre. Poiché lo stile del padre, in quegli anni, si riferiva esplicitamente all'arte del Caravaggio (con cui Orazio ebbe rapporti di familiarità), anche gli esordi artistici di Artemisia si collocano,sulla scia di Caravaggio che conobbe personalmente. 

La sua prima opera compiuta a soli diciassette anni fù: Susanna e i vecchioni del 1610.
La tela è sicuramente influenzata da Caravaggio ma lascia intravedere l'influenza di Annibale Carracci, protagonista indiscusso della scuola bolognese. Per i critici del tempo la tela è associata al rapporto molto complesso tra Artemisia, il padre e Agostino Tassi, il pittore che nel 1611 la stuprò: uno dei due Vecchioni nella tela è particolarmente giovane con la barba incolta e nera e probabilmente alluderebbe allo stesso Tassi, pittore molto amico del padre che non potette "rimediare" allo stupro con un matrimonio essendo già sposato.
Secondo la cronaca del tempo, la testimonianza dello stupro da parte della Gentileschi fù davvero un racconto nudo e crudo che qui sotto viene parzialmente riportato:

« Serrò la camera a chiave e dopo serrata mi buttò su la sponda del letto dandomi con una mano sul petto, mi mise un ginocchio fra le cosce ch'io non potessi serrarle et alzatomi li panni, che ci fece grandissima fatiga per alzarmeli, mi mise una mano con un fazzoletto alla gola et alla bocca acciò non gridassi e le mani quali prima mi teneva con l'altra mano mi le lasciò, havendo esso prima messo tutti doi li ginocchi tra le mie gambe et appuntendomi il membro alla natura cominciò a spingere e lo mise dentro. E li sgraffignai il viso e li strappai li capelli et avanti che lo mettesse dentro anco gli detti una stretta al membro che gli ne levai anco un pezzo di carne »
(Eva Menzio (a cura di), Artemisia Gentileschi, Lettere precedute da Atti di un processo di stupro, Milano, 2004)


Nel 1612 raffiugurò la violente scena di Giuditta che decapita Oloferne  conservata al Museo Capodimonte di Napoli,che fù interpretata come desiderio di rivalsa rispetto alla violenza subita.
Dopo la conclusione del processo, Orazio combinò per Artemisia un matrimonio con Pierantonio Stiattesi, modesto artista fiorentino, che servì a restituire ad Artemisia, violentata, ingannata e denigrata dal Tassi, uno status di sufficiente "onorabilità". La cerimonia si tenne il 29 novembre 1612.
La coppia si stabili' a Firenze dove la donna conobbe un grande successo: venne accettata nell'Accademia delle arti e del disegno e fù la prima donna a godere di cotanto privilegio.


Danae, Saint Louis Art Museum, St. Louis, Missouri



Appartengono al periodo fiorentino la Conversione della Maddalena e la Giuditta con la sua ancella di Palazzo Pitti e una seconda (dopo quella di Napoli dipinta 8 anni prima) versione della Giuditta che decapita Oloferne agli Uffizi.
Nonostante il successo, a causa di spese eccessive, sue e di suo marito, il periodo fiorentino fu tormentato da problemi con i creditori. Si può ragionevolmente collegare al desiderio di sfuggire all'assillo dei debiti, il suo ritorno a Roma che si realizzò in maniera definitiva nel 1621.
Nel 1630 Artemisia si recò a Napoli.


Adorazione dei Magi, Cattedrale di Pozzuoli
L'esordio artistico di Artemisia a Napoli è rappresentato forse dalla Annunciazione del Museo di Capodimonte.


San Gennaro nell'anfiteatro di Pozzuoli, Cattedrale di Pozzuoli
 Artemisia si trovò a dipingere tre tele per una chiesa, lacattedrale di Pozzuoli: San Gennaro nell'anfiteatro di Pozzuoli, l'Adorazione dei Magi eSanti Procolo e Nicea.
Sono del primo periodo napoletano opere quali la Nascita di San Giovanni Battista alPrado, Corisca e il satiro in collezione privata.
 In queste opere Artemisia dimostra, ancora una volta, di sapersi aggiornare sui gusti artistici del tempo e di sapersi cimentare con altri soggetti rispetto alle varii utilizzando una fortissima carica espressiva ed una forte intensità dei gesti dei personaggi che la rendono una delle pittrici più apprezzate nel panorama Napoletano del 600



lunedì 8 settembre 2014

LA BOTTEGA DEL MACELLAIO

 
ANNIBALE CARRACCI: LA BOTTEGA DEL MACELLAIO, 1582-1583, Christ Churc ad Oxford.

La macelleria di Annibale si rifà alle scene con il Sacrificio di Noè raffigurate da Michelangelo nella volta della Cappella Sistina e da Raffaello nelle Logge del Palazzo Apostolico. Opere che Annibale, pur non avendone conoscenza diretta (essendo ancora lontano il suo soggiorno a Roma), ben poteva conoscere tramite incisioni da esse tratte.

L’assonanza tra alcune figure della Macelleria di Annibale e quelle delle scene dedicate a Noè da Michelangelo e Raffaello è evidente, come per il macellaio in ginocchio, al centro della composizione, che si accinge a sgozzare un capretto, ripresa della figura raffaellesca che sta compiendo la medesima azione. Anche il macellaio, in piedi al centro, davanti al banco, ha una posizione simile a quella di Noè, dietro l’altare, nell’affresco di Michelangelo.
Annibale, nella raffigurazione dei macellai, omette ogni elemento di trivialità, o di greve comicità, non di rado riscontrabili nei dipinti di genere dedicati alla raffigurazione di mestieri umili; al contrario egli descrive con assoluta chiarezza e spregiudicata verosimiglianza – quasi documentaristica – le attività che si svolgono in una macelleria. Invero, i beccai di Annibale non hanno nulla di volgare, pur trattandosi di un mestiere all’epoca ritenuto sgradevole: anzi essi sono pieni della dignità loro conferita da un lavoro alacre e faticoso. Da vita a una rappresentazione realistica data dalla spontaneità e credibilità dei gesti dei beccai intenti nei loro compiti.
Anche sul piano compositivo la Grande macelleria ha degli importanti elementi di originalità: i bottegai all’opera sono raffigurati a figura intera – mentre molte delle composizioni di genere di analogo soggetto preferiscono la mezza figura – e sono disposti ordinatamente nell’ampio spazio della bottega (che Annibale raffigura dall’interno). Elemento che il Carracci ha mutuato dagli affreschi vaticani di Michelangelo e Raffaello cui si è ispirato anche per la disposizione degli astanti nello spazio.

Nel dipinto di Oxford, inoltre, vi è equilibrio tra i protagonisti umani della scena e le vivande (in questo caso la carne), mentre, nelle composizioni di genere pur prossime alla tela carraccesca, queste ultime tendono ad assumere un ruolo dominante: è la capacità del pittore di riprodurle con realismo e in grande varietà e quantità, l’effetto ricercato. Nella Macelleria di Annibale, diversamente, il fulcro del dipinto non è tanto la raffigurazione della merce esposta in bottega (per quanto l’opera eccella anche in questo senso), quanto piuttosto il lavoro dell’uomo.

sabato 6 settembre 2014

FRANCESCO HAYEZ

NONOSTANTE LA SUA FORMAZIONE NEOCLASSICA, FRANCESCO HAYEZ, VIENE CONSIDERATO IL PADRE DEL MOVIMENTO ROMANTICO IN ITALIA.
NATO NEL 1791 A VENEZIA, IRROMPE NEL PANORAMA ITALIANO CON LA SUA OPERA " PIETRO ROSSI PRIGIONIERO DEGLI SCALIGERI" ESPOSTA A MILANO NEL 1820.
LE NOVITÀ ASSOLUTE DEL DIPINTO LO RENDONO SUBITO FAMOSISSIMO: IL SOGGETTO, TRATTO DALLA STORIA MEDIEVALE, LA RICERCA DELLA VEROSIMIGLIANZA NELLA COSTRUZIONE AMBIENTALE, LA PROPENSIONE AL SENTIMENTO E ALLA MARCATA GESTUALITÀ VISIBILE NELLE DONNE IN LACRIME.
NEGLI ANNI SUCCESSIVI LE OPERE DEL PITTORE CONTINUARONO A INTERPRETARE GLI IDEALI DELLA COMMITTENZA:
"LA CONGIURA DEI LAMPUGNANI" DEL 1826 RACCONTA LA CONGIURA CONTRO IL TIRANNO SFORZA DEL 1476.
IL PITTORE ISOLA IN PRIMO PIANO I TRE GIOVANI PRONTI A SFODERARE IL PUGNALE MENTRE SULLO SFONDO ABBIAMO LA FOLLA E L'ARRIVO DEL DUCA.
CARATTERISTICA DELL'HAYEZ E DEL ROMANTICISMO ITALIANO È QUINDI IL VOLER RAFFIGURARE UN EPISODIO DEL PASSATO DANDO PARTICOLARE ATTENZIONE AL PERIODO MEDIEVALE, CARO AI ROMANTICI.
IN UN SOLO CASO HAYEZ SI ISPIRÒ AD UN EVENTO CONTEMPORANEO "I PROFUGHI DI PARGA" DEL 1830 SENZA RINUNCIARE ALL'IMPOSTAZIONE TEATRALE FREQUENTE NELLE SUE OPERE, ANZI ACCENTUANDOLA COME SI VEDE NEL CORO IN PRIMO PIANO.
UN'OPERA SINGOLARE È IL FAMOSISSIMO "BACIO" DEL 1859 CHE SEBBENE SI POSSA COLLOCARE NEL FILONE SENTIMENTALE, IL PUBBLICO, ABITUATO A LEGGERE LE OPERE IN CHIAVE POLITICA, VEDEVA NEL GIOVANE DEL BACIO UN COMBATTENTE RISORGIMENTALE.